VILLA NEGRI
Località Perarolo
La villa sorge in località Perarolo, fu costruita in posizione eccentrica rispetto alle proprietà (310 campi nel seicento) che si estendevano a nord, nelle località San Vito e Cà dell'Ora. Questa scelta logistica è da collegare al forte rischio di rotte del Chiampo che rendeva i terreni a nord della Statale 11 poco sicuri. L'accesso principale avveniva dalla strada Regia, oggi Strada Statale 11, con un grande cancello ancora esistente che si apriva su di un viale poderale (circa 700 metri) che dalla villa, dopo aver appunto incrociato la ss 11 , continuava fino all'argine del Chiampo.
Era sicuramente una delle ville più maestose di San Bonifacio. Oggi purtroppo rimangono solo le vestigia di questo edificio che ci consentono comunque di immaginare la grandiosità che doveva avere nel XVII secolo quando fu costruito. La grande corte è ancora parzialmente cintata: al lato Est sorge la cappella gentilizia fatta erigere dai fratelli Negri, nobili vicentini nel 1628. I Negri erano presenti in questa zona già dal ?500: numerosi sono i documenti relativi a richieste di modifica degli ?scoladori? (canali di scolo delle acque) per il miglioramento fondiario. Tuttavia nell'antica mappa di San Bonifacio del XV secolo è indicata a Perarolo una possessione che con tutta probabilità in quell'epoca apparteneva alla famiglia Cavalli acquirenti quest'ultimi, all'inizio del quattrocento, di ampie proprietà, tra Prova e Locara, proprietà che facevano parte della cosiddetta Fattoria Scaligera.
L'edificio padronale, gli edifici rurali ad Ovest ed un muro di cinta interno, dividono in due la corte: a Nord era il brolo forse un tempo organizzato a giardino e ingresso di rappresentanza, a Sud la parte rurale con un'enorme aia che ci da la misura delle vaste proprietà terriere che facevano capo alla villa. La presenza nelle murature alla base di aperture a volto murate e contorni di porta con la tipica lavorazione tardo gotica, dimostra , come in molti altri casi, che la costruzione seicentesca ha riutilizzato murature preesistenti probabilmente del XV secolo.
L'edificio padronale doveva originariamente essere suddiviso in tre parti di cui la centrale rialzata rispetto al resto e suddivisa su due piani. Il grande salone centrale, tipico degli edifici Veneti del seicento, oggi ridotto a deposito, deve avere visto feste sfarzose. Il corpo laterale ancora esistente a Ovest, si sviluppa su tre piani e ripete in pianta la struttura della casa veneta, con salone centrale e quattro stanze disposte ai lati. La facciata principale è rivolta a nord; come in altre ville seicentesce si sviluppava in larghezza, rigorosamente simmetrica, con il corpo centrale leggermente sporgente sovrastato dal grande timpano. I contorni delle finestre, in stile ionico, hanno la cimasa orizzontale. Una scalinata oggi demolita conduceva alla porta d'ingresso principale sulla cui chiave di volta stava lo stemma dei conti Negri. Il timpano era adornato fino a qualche anno fa da tre vasi decorativi in marmo (acroteri) ora rimossi. La composizione della facciata timpanata con la larga finestra centrale al primo piano fanno pensare ad un architetto vicentino come progettista, in quanto questa soluzione, in verità non molto bella, è piuttosto comune nei contemporanei edifici della vicina provincia.
L'attuale stato di degrado dell'edificio, l'eliminazione della pavimentazione in mattoni dell'aia e altre importanti demolizioni, accompagnate dall'edificazione di nuovi edifici abitativi ed annessi rustici (che si sono potuti realizzare per l'assenza di norme di protezione), rendono quasi irriconoscibile questo importante edificio.
La Cappella costruita all'esterno della cinta muraria della villa, si presenta nelle tipiche forme del '600 (vedi la vicina cappella Ciron in comune di Lonigo del 1675). La facciata è caratterizzata dalle grandi aperture: la porta d'ingresso, coronata da timpano e ai lati di questa due finestre grandi quanto la porta ed il rosone. Sopra il timpano della chiesa vi sono tre acroteri. Sul tetto, nella parte posteriore, si eleva un campaniletto a vela. L'interno ha ancora gli elementi originari: il soffitto in particolare è realizzato con una tecnica tipica dell'epoca. Sopra l'altare due putti reggono la dedicazione che cita:
"D.O.M. ET VIRGINI ET D. FRANCISCO HECLESIAM HANC EREXERE FRANCISCUS ET FRATRES DE NIGRIS ANNO MDCXXVIII".
Il restauro della cappella, attualmente in atto, realizzato grazie all'impegno di un'encomiabile comitato di cittadini, giunge appena in tempo per scongiurare la sicura rovina di questo importante manufatto che, come ho già avuto occasione di ricordare altrove, è un raro esempio di costruzione seicentesca nel nostro territorio. Edificata appena due anni prima della catastrofica peste del 1630, fu forse nella nostra area l'ultima importante opera in muratura prima dell'abbandono, durato decenni, delle realizzazioni umane a seguito della crisi economica e della carenza di forza lavoro conseguenza della pestilenza. (G.C.)
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